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CEPAS e ALTIS Università Cattolica. Formazione certificata per i Manager della Sostenibilità
 

Set. 21 2022

Sostenibilità in azienda. A partire dai primi anni Duemila, le organizzazioni aziendali più lungimiranti hanno cominciato a prevedere la presenza di un CSR Manager (oggi Sustainability manager), ovvero di una persona incaricata di sviluppare e portare avanti progetti di sostenibilità in coordinamento con le altre funzioni. Un percorso lungo quello del Sustainability manager, segnato da una robusta crescita di interesse specialmente a partire dal 2016, e che oggi si pone come una solida realtà all’interno del panorama aziendale italiano.  

I dati raccolti da ALTIS – l’Alta scuola dell’Università Cattolica di Milanonel corso di questi ultimi vent’anni lo confermano: se nel 2013 solo il 25% dei Consigli di Amministrazione delle imprese italiane si era dotato di un comitato interno con deleghe alla sostenibilità, oggi, questa percentuale è aumentata tanto da raggiungere il 90%. Inoltre, uno studio del 2006, sempre a firma ALTIS, evidenziava che l’88% del campione di imprese italiane intervistate attribuiva le responsabilità della CSR-sostenibilità a personale già presente nell’azienda e che solo il 16,9% prevedeva la presenza di una figura full time. Mentre ora sembra si stia assistendo a un’inversione di tendenza come dimostrano i risultati di una ricerca condotta nel 2019-20 da ALTIS Università Cattolica e Università degli Studi di Milano: il 58,2% ha un impegno full-time nella CSR-sostenibilità e il 49,1% lavora in unità dedicate con più di 2 persone. Altri nuovi trend verranno presentati nel corso del convegno Sustainability Career Compass – Quale futuro per i giovani nelle professioni attorno alla sostenibilità?che si terrà in Università Cattolica il prossimo 27 settembre.

Le cose, in questi ultimi anni, si sono quindi profondamente modificate, nonostante il tema della sostenibilità non sempre occupi un’area specificatamente dedicata ma risulti ancora frammentato e distribuito – a seconda dei casi – all’interno di aree quali la comunicazione o il marketing, le risorse Umane o la Qualità. Oggi, infatti, elementi quali una maggiore consapevolezza della centralità del tema sostenibilità, un quadro normativo più maturo e favorevole e offerte formative più mirate stanno trasformando questo ambito. A partire dalla creazione e formazione di apposite figure professionali come il Sustainability manager o il Sustainability practitioner. Esse sono fondamentali per sviluppare e organizzare la sostenibilità in azienda poiché posseggono – finalmente – quelle peculiari competenze che ne rendono efficace l’azione e riconoscibile il ruolo. Non solo le aziende potranno scegliere tra professionisti dedicati a tempo pieno alla sola sfera sostenibile, ma lo stesso ruolo del Sustainability manager smetterà di essere relegato a compito part-time, condizione che ne ha talvolta minato l’autonomia e la capacità di incidere davvero sulle politiche delle società.
Non solo, l’accresciuta importanza si evince dal fatto che lo stesso manager deputato alle politiche sostenibili, ora è sempre più tenuto a rendere conto a figure apicali nell’organigramma quali direttore generale, amministratore delegato o lo stesso imprenditore.

Ma qual è l’identikit di un Sustainability manager oggi? Da un’altra ricerca di ALTIS emerge come la presenza femminile sia preponderante con il 62% e come nella maggioranza dei casi si tratta di figure con esperienze lavorative pregresse ben consolidate: il 38% ha tra i 41 e i 50 anni, mentre il 26% supera i 50. Altro elemento distintivo è l’elevato livello formativo, visto che il 45% possiede una laurea specialistica, il 39% ha un master e il 14% ha partecipato a corsi dedicati a tematiche CSR. Considerando come il tema pervade e informa la strategia stessa dell’azienda, il Sustainability manager deve possedere conoscenze trasversali che spaziano dai modelli organizzativi al business fino a quelle relative alle frontiere dell’innovazione. Il suo è un ruolo di coordinamento tanto importante quanto delicato: portare tutte le funzioni aziendali a convergere, armonicamente, sul tema della sostenibilità così da renderla elemento concreto.

In questo contesto, la questione normativa è di capitale importanza poiché aiuta a fare chiarezza sui requisiti, sui compiti e sulle attività che dovrà svolgere il Sustainability manager o il Sustainability practitioner. Nel concreto, ci ha pensato la Prassi di Riferimento UNI 109.1:2021, pubblicata nel giugno dello scorso anno, con la quale si intendono identificare le caratteristiche dei professionisti della sostenibilità, definendo anche i processi di valutazione della conformità di tali professionisti.
La Prassi diventa preziosissima in un contesto in cui i manager della sostenibilità sono richiesti sul mercato, e gli HR manager e gli Head Hunter necessitano di criteri oggettivi per selezionarli. Specie in una azienda che vuole sviluppare ex novo la funzione sostenibilità, la ricerca di un professionista qualificato agevola il compito del selezionatore, che non dispone di tutte le conoscenze tecniche per poter valutare le conoscenze e competenze del candidato. La Prassi è altresì utile per definire la job description ed eventualmente condurre il colloquio, sondando la conoscenza attorno ai temi in essa illustrati.

E la partnership tra CEPAS e ALTIS, con il rilascio di una certificazione volontaria alla fine di alcuni percorsi formativi (Professione Sostenibilità, Master in Sustainable Business Administration e Master Executive in Innovability management), va nella direzione di una piena professionalizzazione del ruolo del Sustainability manager sia all’interno dell’azienda sia quale plus da utilizzare sul mercato del lavoro.