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La sostenibilità in azienda

Giu. 19 2024

UN PROCESSO ARTICOLATO CHE DEVE ESSERE GUIDATO

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Sostenibilità e imprese, un binomio ormai inscindibile

Nel settembre 2015, i Governi dei 193 Paesi membri delle nazioni Unite hanno sottoscritto i 17 Sustainable Development Goals, SDGs; da quel momento è stato avviato a livello globale un percorso per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
La condivisione di obiettivi comuni, che dovrebbero essere raggiunti entro il 2030, ha contribuito a stimolare anche a livello europeo la regolamentazione di aspetti relativi alla sostenibilità e ha fatto sì che enti, imprese e organizzazioni si avvicinassero per obbligo o per ragioni etiche e di opportunità ai cosiddetti temi ESG - Environmental, Social, Governance, cioè agli aspetti ambientali, sociali e di gestione che sono inevitabilmente integrati nei modelli di lavoro e produzione di qualsiasi realtà aziendale, indipendentemente dalla tipologia e dalle dimensioni.

Dal punto di vista normativo, guardando ai prossimi adeguamenti vi è l’obbligo di rendicontazione non finanziaria; la Direttiva 2022/2464 o Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD, entrata in vigore a gennaio 2023 prevede che in modo progressivo a seconda delle dimensioni, le imprese dovranno comunicare informazioni relative al grado della propria sostenibilità, misurata secondo i criteri ESG. L’applicazione della norma, che interesserà un numero più ampio di imprese rispetto alla precedente, avrà ricadute importanti a livello europeo: le aziende tenute a rendicontare passeranno da 11.600 a 49.000 di cui circa 7.000 solo in Italia (Assolombarda). A ciò si aggiunga che anche i fornitori o realtà legate da accordi di collaborazione all’ente obbligato a produrre il report, verranno interessati da indagini e dalla raccolta di informazioni sul grado di sostenibilità, accrescendo ulteriormente in modo indiretto il numero di aziende che si troveranno a valutare il proprio operato. 

Inoltre, per rendere uniformi le modalità di raccolta e le analisi dei dati, la Commissione europea ha affidato ad EFRAG - European Financial Reporting Advisory Group, il compito di stabilire uno standard comune. Il modello di analisi individuato e adottato nel luglio 2023 è noto come ESRS - European Sustainability Reporting Standards, questo ha lo scopo di analizzare un’ampia gamma di tematiche a partire proprio dai temi ESG. 

Da dove cominciare per migliorare la sostenibilità?

Raggiungere un buon livello di sostenibilità richiede la progettazione di azioni in ambiti anche molto differenti e il conseguimento di obiettivi di medio e lungo periodo.
“Spesso le imprese, pur non soggette ad obbligo di legge, scelgono di redigere il Report di Sostenibilità per dimostrare il proprio impegno e la propria attenzione, con lo scopo di ottenere o mantenere la fiducia dei propri stakeholder e catturare quella dei potenziali clienti. “Tuttavia, a volte accade che, una volta raccolti i dati, i risultati non siano così brillanti e si pone tardivamente il problema di come intervenire” - spiega Andrea Martra, CEO di Vision 2050, spinoff accademico del Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino e commissario CEPAS.

È infatti importante non focalizzarsi sul solo obiettivo di rendicontazione: la sostenibilità va pianificata e praticata prima che rendicontata e questo richiede di programmare per tempo un progetto ESG: un’occasione per valorizzare le risorse disponibili, limitare gli sprechi ed eliminare le disuguaglianze”  prosegue Andrea Martra

E dunque, da dove è opportuno cominciare?

È convinzione comune tra le imprese - prosegue Martra - che il punto di partenza debbano essere le questioni ambientali, quelle che rientrano sotto la ‘E’ di Environment. Questo avviene perché per alcune aziende la componente E è facilmente gestibile ( si pensi ad esempio ad alcune aziende di servizi) e per altre molte sono le azioni magari già attuate in passato, tra le quali ci sono certamente l’adesione a prescrizioni cogenti, ma anche a marchi di prodotto o a certificazioni di sistema come la ISO 14001.  

Al contrario, è dalla ‘G’ di Governance che si dovrebbe partire. Infatti è dallo sviluppo delle capacità di governo di un’impresa che si deve cominciare a costruire la capacità di durare nel tempo di un’Organizzazione (forse molti ricorderanno uno dei testi fondamentali di Management che è “Built to last”). Struttura organizzativa definita, responsabilità chiare, poteri correttamente attribuiti, processi standardizzati e “snelli”, KPI definiti e monitorati, strumenti informatici in grado di governare adeguatamente i processi e restituire in tempo reale informazioni attendibili e utili sono tutti elementi che spesso non sono così adeguatamente sviluppati e che richiedono pertanto l’attenzione (non tardiva!) di manager e imprenditori.

 In ultimo, ma non certamente per importanza, va considerato il peso crescente della 'S' di Social, sia nella sua dimensione esterna di interazione con il territorio, sia in quella interna, conto tenuto delle crescenti istanze di applicazioni di politiche e prassi di Diversity & Inclusion, Al proposito merita ricordare la crescente richiesta (anche nella partecipazione a gare) di possesso della certificazione sulla parità di genere UNI PdR125 o quella D&I ISO 30415. Insomma, un insieme importante di azioni da intraprendere che non possono trovare risposta nella sola necessità di redigere un rendiconto formale”.

Sustainability manager certificato, una figura centrale nel percorso verso la sostenibilità

Alla luce di queste considerazioni appare chiaro che quello verso la sostenibilità è un processo che va costruito e guidato, e che necessita di un monitoraggio periodico. È dunque opportuno che, in azienda, si identifichino uno o più professionisti con competenze e capacità adeguate

Non si tratterà di uno specialista esperto in tutti e tre gli ambiti ESG, quanto piuttosto di una figura di raccordo, con competenze trasversali, in grado di coordinare le azioni e valorizzare quanto di positivo già esiste. 
Tale ruolo può essere ricoperto dal Sustainability manager, meglio se certificato secondo la Prassi UNI/PdR 109.1:2021, una figura che svolge attività di gestione a livello manageriale della sostenibilità in azienda e della responsabilità sociale d’impresa.

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CEPAS può accompagnare professionisti e imprese nel processo di formazione e certificazione di questa figura professionale, la cui presenza è determinante per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il Sustainability manager, potrà essere affiancato anche da un Sustainability practitioner o da un SDG User, anch’essi entrambi certificati. I tre professionisti, a seconda del grado di esperienza e delle competenze, si interfacceranno con il management aziendale per ideare, suggerire e sviluppare soluzioni che possano fungere da stimolo all’efficientamento della propria organizzazione.

Certificazione come Sustainability Manager o Pratictioner

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